“Quando l’uomo loda Dio, la sola parola è insufficiente. Essa, rivolta a Dio, trascende i limiti del linguaggio umano. Per questo motivo la parola chiede aiuto alla musica, il cantare si coniuga alla voce del creato nel suono degli strumenti.”

(Cfr. Omelia del Cardinale Tarcisio Bertone in occasione del XXVIII Congresso Nazionale di Musica Sacra, Roma 26 novembre 2006).

Tra i numerosi tesori all’interno della Cattedrale, la musica offre un apporto importante grazie alla presenza di organi che completano lo scenario e la cui storia si interseca con quella della evoluzione architettonica della cattedrale e del gusto musicale.

La prima notizia della presenza di un organo nella cattedrale vincenziana risale al 1460 ed è riportata dagli Statuti del vescovo Barozio (1449-1465). Non conosciamo però il costruttore né l’anno preciso di collocazione. Di sicuro la cantoria e la rispettiva cassa erano sistemati nell’area del coro canonicale, rimasta in piedi dopo l’inizio dei lavori filaretiani del nuovo Duomo. Nel 1486 Bartolomeo, capostipite della celeberrima famiglia degli Antegnati costruisce un nuovo strumento, che venne però sostituito da uno nuovo costruito nel 1519 dall”organaro bresciano Giovan Battista Facchetti. Verso la fine del Cinquecento il Vescovo Girolamo Ragazzoni si impegna a fornire il Duomo di un nuovo organo, di cui ignoriamo il costruttore. Tale strumento, durante la gestazione architettonica della nuova fabbrica, venne smontato alla fine del ‘600 e reinstallato, nel 1709, nella cantoria di marmo collocata “in cornu epistolae” a destra dell’altare.

Organo Felice Bossi 1842.
Organo Felice Bossi 1842.

Nel 1713 abbiamo notizie di un organo portatile sulla cantoria opposta, mentre nel 1728 Antonio Bossi e il figlio Angelo costruiscono, sempre sulla cantoria “in cornu epistolae” un nuovo strumento a due tastiere che nel 1737 sono chiamati a ingrandire, con l’aggiunta di otto contrabassi e altri registri ai manuali. Nel frattempo G.B Caniana erige le nuove cantorie lignee, rispettivamente nel 1729 quella di destra dove è alloggiato l’organodi Antonio e Angelo Bossi e nel 1743 quella di sinistra dove è collocato il positivo di primo ‘700.

Spetta a Felice Bossi nel 1842 costruire un nuovo grande organo, ad un solo manuale però, che per il maggior spazio disponibile, viene collocato nella cantoria di sinistra, dove si trova attualmente.

Questo strumento, dopo diversi passati interventi, è stato sottoposto a restauro e riportato all’originario splendore da parte degli organari varesini Mascioni nel 1995.

Organo Balbiani Corna.
Organo Balbiani Corna.

Sempre nel 1995 la ditta Balbiani Vegezzi Bossi di Milano restaura e amplia il secondo organo della Cattedrale, costruito dai medesimi nel 1943 e collocato nel Coro per il servizio liturgico quotidiano del Capitolo e per l’accompagnamento corale. I grandi lavori che hanno interessato il Duomo negli anni 2004/2008 e il desiderio di liberare il Coro dall’ingombrante mobile contenente le canne oltre che la necessità di ripensare i luoghi liturgici in tutta libertà, ha portato alla decisione di spostare definitivamente l’organo Balbiani collocandolo nella cantoria di destra. Tale lavoro ed un adeguato ampliamento, che lo ha portato a tre tastiere, 46 registri e 2700 canne è stato effetuato dall’organaro Pietro Corna nel 2009-2010.

Un piccolo strumento è stato, infine, collocato all’altare dell’Addolorata, là dove canta ordinariamente la Cappella Musicale; pensato per il sostegno delle voci del coro e caratterizzato da una mobilità e compattezza che ne consente il facile trasporto in duomo là dove può servire.

Organo Zambetti.
Organo Zambetti.

Si tratta di un organo a trasmissione meccanica, ad un manuale, costruito dall’organaro Silvio Zambetti di Curno. La cassa ed il design sono moderni ma si inseriscono benissimo nella architettura della nostra cattedrale. Anche in questo caso i registri (divisi in bassi e soprani) e il colore del suono sono stati pensati per il ruolo che tale strumento è chiamato a svolgere.

L’interesse rivolto agli organi, dimostrato dalla cura continua riservatagli nel corso dei secoli, è testimonianza coerente di quel “grande onore” che la Chiesa riserva al suo strumento, capace “di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della chiesa e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti” (cfr. Concilio Vaticano II). È ciò che ognuno di noi prova se entrando nella Cattedrale, ha la fortunata occasione di udire l’armonioso suono dell’uno o dell’altro strumento o se, meglio ancora, partecipa a qualche solenne liturgia e unisce la sua voce nella lode comune a Dio.

“La musica e il canto sono più di un abbellimento del culto; infatti fanno essi stessi parte dell’attuazione della Liturgia. Una solenne musica sacra con coro, organo, orchestra e canto del popolo non è un’aggiunta che incornicia e rende piacevole la Liturgia, ma un modo importante di partecipazione attiva all’evento cultuale. L’organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato come il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della creazione e dà risonanza alla pienezza dei sentimenti umani. Inoltre, trascendendo come ogni musica di qualità la sfera semplicemente umana, rimanda al divino. La grande varietà dei timbri dell’organo, dal piano fino al fortissimo travolgente, ne fa uno strumento superiore a tutti gli altri. Esso è in grado di dare risonanza a tutti gli ambiti dell’esistenza umana. Le molteplici possibilità dell’organo ci ricordano in qualche modo l’immensità e la magnificenza di Dio”.

(Benedetto XVI, Discorso per la benedizione dell’organo della AlteKapelle di Ratisbona, 13-09-2006)