Se oggi abbiamo la possibilità di osservare, alzando il nostro sguardo, la parte più prominente dello spazio liturgico, è grazie all’opera somma quanto ambiziosa del pittore bergamasco Francesco Coghetti (1802-1875) chiamato da Roma nel 1830 a decorare la calotta interna della cupola. Il progetto iniziale prevedeva 8 grandi affreschi ovali, che però non piacquero, tanto da indurre ben presto a sostituirli con una nuova decorazione. L’incarico spetta stranamente di nuovo al Coghetti nel 1853 ormai più esperto e maturo.
Al posto degli ovali, che vengono asportati, viene realizzata una “Gloria del Paradiso”, con al centro Sant’Alessandro sorretto da angeli, pronto a ricevere la corona della santità. La visione è composta da una serie di livelli in cui: al primo anello vi è la schiera di 40 santi e martiri che partecipano alla vittoria di Alessandro; nel secondo Sant’Alessandro tra nubi e angeli è accolto dalla Vergine e dal Cristo, fino a giungere all’ultimo stadio rappresentato dallo Spirito Santo sotto forma di colomba e dal Padre che tende la sua mano benedicente. In questo secondo progetto la perizia del disegno con il quale il Coghetti contorna le sue figure e il bagliore dei colori, fa si che si possa giungere ad una vera e propria beatitudine degli occhi.
La magnificenza descritta in precedenza per l’interno della cupola è resa anche al di fuori grazie alla dominante scultura in rame sbalzato di Sant’Alessandro vessillifero (opera del 1851 attribuita a Carlo Broggi).
Le vele della cupola
Carlo Innocenzo Carloni (1686-1775) è un altro artista attivo nel cantiere della Cattedrale. Nel 1737 è impegnato nella decorazione delle volte di San Michele all’Arco e di una pala raffigurante “San Giuseppe con bambino e i Santi Adleide e Antonio da Padova” (trasferita nel 1958 in Cattedrale e collocata sul lato sinistro del presbiterio).
Cupola del Coghetti
Nel 1762 gli viene finalmente commissionata la decorazione pittorica della Cattedrale, in particolare dei quattro pennacchi della Cupola raffiguranti i profeti: “Isaia, nel momento in cui gli vengono toccate con carbone e purificate le labbra”; “Geremia che in prigione detta la parola di Dio a Baruch”; “Daniele adorato dal Re Nabucco”; “Ezechiele cui viene indicato dall’angelo di mangiare il libro sacro”. Oltre ai pennacchi Carloni lavora sul medaglione, nel quale è inserito “Sant’Alessandro in procinto di attraversare l’Adda”. Nel 1796, l’artista Vincenzo Bonomini ottiene la commissione di decorare i quattro ovali ai lati delle finestre del transetto. Con estro eccellente trasmette la sua ecletticità di pittore, attraverso un vivace cromatismo con il quale raffigura angeli e simboli della Passione o insegne militari. Negli stessi anni viene realizzato anche lo stendardo eucaristico ad opera di Andrea Appiani, artista milanese nominato da Napoleone primo pittore del Re d’Italia. L’insegna è caratterizzata dall’immagine del Santissimo Sacramento adorato da angeli, mentre il ritratto nel verso, che un tempo raffigurava Sant’Alessandro a cavallo, è purtroppo andato perduto durante un incendio. Il soggetto è stato sostituito da un ricamo.