Introduzione alla visita

Calchiamo le tracce di una “Ber-ghem” viva e al centro di una storia ormai secolare, percorriamo gli scorci fatti di paesaggi, camminiamo su strade tracciate da grandi personaggi, rievochiamo i tanti episodi del passato e abbracciamo quelli del presente.

Se procediamo tracciando il percorso del presunto decumano, tra negozi e case fregiate, giungiamo a Piazza Vecchia. Ma è sottopassata la loggia del Palazzo della Ragione, che ci ritroviamo immersi in una delle piazze più belle della Lombardia: Piazza del Duomo. Qui la Cattedrale di Sant’Alessandro Martire si staglia come segno tangibile di una presenza che perdura da secoli, in uno scenario ricolmo di cultura, natura e tracce antiche che contraddistingue da sempre la città di Bergamo. In cima domina poderosa la figura del suo cavaliere, Sant’Alessandro, il protettore che con il suo vessillo veglia custode sui suoi abitanti.

Alessandro: protettore degli uomini, testimone della fede!

Sant'Alessandro a cavallo di Fabio Ronzelli.
Sant’Alessandro a cavallo di Fabio Ronzelli.

Bergamo. 303 d.C. È questo il luogo e l’anno in cui si presume sia avvenuto il martirio di Sant’Alessandro. “Protettore di uomini”, questo il significato del suo nome che deriva dal greco e tale accezione rimarrà indelebile, incisa come il più profondo dei marchi nella sua vita e nella sua storia. Alcune fonti gli conferiscono la carica di comandante di centuria nella legione Tebea (legione romana comandata da San Maurizio e facente capo alla città di Tebe), nota anche come Maximiana Thebaeorum, quindi appartenente a Massimiano imperatore di Occidente. Proprio Massimiano impone, tramite un editto promulgato nel 300 da Diocleziano (imperatore d’Oriente), di ricercare i cristiani contro i quali è già in atto una persecuzione. Sant’Alessandro insieme ad altri suoi compagni si sottrae con coraggio ad eseguire l’ordinanza. Tale rifiuto gli costerà più tardi la vita stessa.

L’imperatore decide così di punire i trasgressori con ben due decimazioni. L’esecuzione ha luogo ad Agaunum, l’attuale Saint Maurice, ed è un vero e proprio massacro. Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio sono tra i pochi superstiti che riescono a fuggire in Italia, precisamente a Milano. Qui Alessandro viene riconosciuto e incarcerato. San Fedele (anche lui soldato convertitosi al cristianesimo) e San Materno (Vescovo di Milano) si recano da lui in prigione riuscendo ad organizzare la sua fuga verso Como. Ma a Como Alessandro è di nuovo individuato e catturato. È condotto ancora una volta a Milano.

Urna Sant'Alessandro.
Urna Sant’Alessandro.

Qui interrogato dall’imperatore, invece di sacrificare agli dèi, rovescia l’ara pronta per il rito. Si decide così la sua condanna a morte. Ed è qui che avviene il primo prodigio, raccontato dalla tradizione: durante l’esecuzione il giustiziere Marziano non riesce a decapitare Alessandro per via di una visione che gli trattiene le braccia. Tornato in carcere riesce di nuovo a scappare e giungere stavolta a Bergamo, passando per Fara Gera d’Adda e Capriate. È a Bergamo che la risposta alla chiamata di Dio si compie. Dai suoi amici viene invitato all’anonimato. Ma Alessandro è indenne alla paura e non rinnega il suo amore per Vangelo. Non passa molto tempo che è di nuovo arrestato e stavolta la decapitazione è definitiva: il 26 agosto del 303. La tradizione racconta che il suo corpo viene raccolto dopo qualche giorno da Santa Grata, nobile bergamasca, figlia del duca Lupo. Con cura la giovane offre degna sepoltura al corpo in un suo piccolo podere nei pressi della città. La leggenda narra che nel terreno sono spuntati dei gigli in corrispondenza del sangue versato dal Martire. Protettore degli uomini si, ma soprattutto testimone della Fede, Alessandro è l’esempio alto di cristiano che ama il Vangelo e lo mette in pratica vivendolo.

Sant’Alessandro nell’iconografia artistica

Anche se le sue origini non sono evidentemente bergamasche, gli agiografi parlano di Sant’Alessandro di Bergamo per via del suo martirio, avvenuto per decapitazione, secondo la tradizione, nell’antica colonna ancora oggi collocata presso la Chiesa di Sant’Alessandro in Colonna.

Particolare dell'altare Sant'Alessandro.
Particolare dell’altare Sant’Alessandro.

L’iconografia artistica da sempre lo raffigura con due attributi: la divisa militare e il vessillo gigliato. L’armatura è ovviamente legata al suo essere legionario, mettendo in risalto le virtù quali il coraggio, il valore, la forza e l’audacia. Il vessillo invece è segno peculiare di alfiere della legione. Esso raffigura sempre un giglio (simbolo di giovanile purezza, di elezione oltre che segnale evidente del suo martirio) e nella storia dell’arte è rappresentato in versione araldica. Per quanto riguarda le sembianze fisiche del Santo, esistono varie interpretazioni. In pittura, in scultura come nelle miniature e in oreficeria, Sant’Alessandro è raffigurato ora fiero dalla lunga barba e con il volto attempato; ora dall’aspetto giovanile e gentile, o ancora con lo sguardo devoto pronto al martirio.