Questo straordinario prodotto di arte orafa è così chiamato per via dell’artista che lo eseguì: Ughetto Lorenzoni. Le prime notizie che abbiamo su questa croce risalgono al 1386, anno del contratto. Grazie ad un inventario sappiamo che la croce nel 1561 viene trasferita presso la nuova Cattedrale di San Vincenzo sfuggendo così alla distruzione. Il materiale utilizzato è argento dorato lavorato a sbalzo, cesello e fusione su armatura lignea. La canna è liscia, mentre il nodo in basso è composto da un tabernacolo esagonale con tre statuette. I bracci sono polilobati e fioriti. La decorazione si stende sia sul recto che sul verso. Sul recto, domina al centro Cristo Crocifisso con aureola e corona di spine, titulus e angeli tra nubi alle estremità. Nel braccio sinistro un angelo; in quello di destra la Vergine Addolorata a destra; in alto Santa Grata; San Giovanni Evangelista in basso. Nel verso: al centro Sant’Alessandro a cavallo con la città di Bergamo sullo sfondo; alle estremità 4 teste di angeli. Sui bracci Santi Rustico, Procolo e Carlo. Sulla canna in prossimità del nodo è incisa la data 1616, riferita molto probabilmente al rinnovo per mano di Carlo dè Giuli di Milano. Egli nel variare la sistemazione delle medaglie e la loro connotazione, inserisce sulla lamina i Santi Rustico, Procolo e Carlo. Il Cristo medievale viene sostituito da una croce appartenente al capitolo di San Vincenzo. Il tabernacolo in basso esagonale in argento fuso è realizzato ex novo.
La croce di Ughetto.
Crocifisso Cornaro secolo XVI.
Lo stampo iconografico e l’impronta stilistica attribuiscono la paternità di questo Crocifisso alla bottega del Giambologna. Lo studio del nudo e la qualità con cui è fuso e cesellato il Cristo, fanno pensare alle componenti principali sulle quali si incentra il linguaggio del fiammingo Giambologna, in Italia dal 1550. La cronologia in nostro possesso attesta il passaggio di quest’opera da Roma a Bergamo nel 1592. Riguardo la committenza, al contrario, le fonti non sono chiare: chi ricorda il crocifisso come dono di Luigi e chi invece lo attribuisce a Federico Cornaro (fratelli veneziani ambedue Vescovi di Bergamo).
Croce di San Procolo secolo IX-X.
Sulla base di una tradizione antica la piccola croce perviene in Cattedrale nel 1575, quando le reliquie dei Santi Fermo, Rustico e Procolo vengono trasferite dalla chiesa di S. Fermo in Plorzano alla Cattedrale. È possibile che proprio questa croce fosse abbinata al reliquiario. Lo stile ci permette di assegnare una datazione. Il primo elemento significativo ci è fornito dal perizoma lungo fino alle ginocchia e mosso da pieghe. Questo tipo di veste non la ritroviamo prima del IX secolo. Un secondo motivo è rappresentato dai pollici in abduzione; sistema adottato non oltre il secolo XI. Quindi la datazione deve aggirarsi intorno al IX-X secolo. La figura del Cristo domina tutta l’ampiezza della croce: il capo è eretto, il nimbo crocifero, gli occhi sono aperti, le mani recano visibili i segni dei chiodi. Il torace è robusto e ben modellato; le gambe non sono incrociate e i piedi, al contrario delle mani, sono ruotati fortemente verso l’esterno senza alcun segno dei chiodi. Il volto del Cristo, raffigurato senza barba, riflette un evidente influsso della cultura greca, in contrapposizione a quella siriaca. I simboli sopra la testa del Crocifisso sono riconoscibili con il sole e la luna. Altra nota peculiare è la forma a croce latina appena pronunciata in lamina d’argento. Una sottile linea ne contorna il perimetro, mentre piccoli fiori decorano le estremità dei bracci.