La Cattedrale oggi. Archeologia e nuove scoperte ridonano luce al passato.

Bergamo è da sempre una terra chiamata a svolgere un ruolo da protagonista in un contesto dove paesaggio, arte, fede e tradizione sono tasselli fondamentali di un unico grande mosaico.

Il nucleo di questo panorama storico e culturale è possibile ammirarlo oggi quasi integralmente, grazie agli scavi condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici nel sottosuolo della Cattedrale. Il 2 luglio 2004 è la data storica. Effettuando i lavori per il nuovo impianto di riscaldamento, è stata trovata sotto il pavimento una splendida “teoria di santi”, affrescata e conservata in condizioni ottimali. Questa scoperta ha dato la possibilità di svelare le origini della Cattedrale e di una città le cui vicende storiche non erano ancora ben chiare; anzi, lo stravolgimento delle precedenti convinzioni progettuali, ha permesso di capovolgere completamente il punto di vista verso tutt’altra direzione.

Veduta dell'interno della Cattedrale.
Veduta dell’interno della Cattedrale.

Con l’affresco della “Teoria dei Santi” hanno visto la luce anche i ruderi della chiesa paleocristiana. Ciò che risulta senza dubbio eccezionale è la sua superficie (25 metri di larghezza e 45 di lunghezza), che corrisponde esattamente a quella attuale, ed anche al perimetro della Cattedrale romanica, risalente tra la fine del XI e gli inizi del XII secolo, il cui disegno è stato recuperato durante gli stessi scavi. Sopra queste antiche vestigia ha trovato posto la Cattedrale attuale. Il rinvenimento ha in se qualcosa di straordinario in quanto confuta tutte le ipotesi precedenti sull’evoluzione del progetto nel corso dei secoli. La primitiva Cattedrale di San Vincenzo, quindi, aveva dimensioni più estese del previsto. I reperti messi alla luce sono tuttora oggetto di studio, mentre il resto degli scavi sta procedendo sotto la tutela della Soprintendenza. Ma la scoperta non si conclude qui. Assieme ai resti sopra descritti sono state rilevate due “domus romane”, composte da circa dodici ambienti con pavimentazione a mosaico, a dimostrare la presenza dell’impero romano in questa zona. Immaginiamo perciò un’area occupata da edifici pubblici, templi, botteghe e domus

Successivamente con la caduta dell’impero, le popolazioni barbariche si sono insediate al di qua dei confini. Al V e il VI secolo risale la costruzione entro le mura di una basilica cristiana. Ed un pò come è avvenuto per Roma e altre città con la fine dell’impero romano, anche qui gli edifici sacri cristiani sono andati pian piano a sostituire le antiche costruzioni del passato pagano, quasi ad acclarare un nuovo modo di vivere e di sviluppare urbanisticamente la vita cittadina. Scelta dettata altresì dalla preesistenza di fondamenta e materiale di spoglio.

Interno Cattedrale.
Interno Cattedrale.

La documentazione limitata e a volte oscura, non ha permesso nel corso degli anni a parecchi studiosi di capire quale fosse la vera origine dell’antica San Vincenzo. Di conseguenza si è da sempre ipotizzato che la Chiesa in questione fosse molto più piccola del previsto, presumendo scarse disponibilità economiche. Le ultime scoperte hanno rimosso ogni dubbio in merito. La Cattedrale paleocristiana, come già abbiamo detto, risulta essere di dimensioni identiche a quella attuale. Per erigerla furono demolite le “due domus”. Abbiamo quindi una stratificazione assai complessa e temporalmente variegata: il primo complesso romano, la Chiesa paleocristiana, la Cattedrale romanica (con il muro affrescato del recinto presbiteriale), la fase più recente riguardante la struttura ipogea del XVI secolo, fino all’edificazione della Cattedrale attuale.

Tra i reperti più importanti spicca un muro rinvenuto nel corso dei lavori, databile al XV secolo, recante un “disegno da cantiere” in carboncino con motivi ed elementi architettonici. Singolari sono degli oggetti trovati in un sarcofago paleocristiano riutilizzato in età medievale: due figurine in piombo, probabilmente amuleti (maschile e femminile). Nella stessa sono stati trovati due scheletri con lembi di vestiario e calzari: un corredo eccezionale, composto anche di un bastone di legno, forse da pellegrino, decorato a fasce rosse e blu. Interessanti anche le due coppie di sproni, una in acciaio e una in bronzo, risalenti alla metà del Quattrocento circa e rinvenute in una tomba murata nelle fondazioni della Cattedrale.

Gli ultimi interventi. Un approccio scientifico.

Oltre ai lavori che hanno coinvolto e stanno coinvolgendo la parte ipogea, è stata svolta un’attenta operazione di restauro che ha interessato l’interno della Cattedrale (circa 4.000 metri quadrati di superfici). Un’equipe di restauratori ha restituito la Cattedrale ai suoi colori e alla sua luce originaria. L’intervento ha riguardato gli affreschi della navata, le grandi tele, il coro ligneo, gli intonaci, recuperando le gradazioni di colore originario. Stessa pulitura hanno ottenuto le parti in oro che ora mostrano nell’insieme la luminosità perduta e le tele del Malinconico, Polazzo, Raggi, Carloni e del Cavagna. Ma è nel catino absidale e nel coro ligneo del Sanz che il lavoro si è rivelato decisivo; nello specifico sulle tele è stato effettuato un monitoraggio riflettografico che ha restituito dei disegni di base composti dall’artista prima di eseguire il dipinto definitivo.

Un lavoro silente di riqualificazione è stato esteso anche alla cupola e alle sue 64 centine in pioppo che sono state sostituite lasciando intatto l’intero impianto strutturale.