La compagine primitiva della Cattedrale si insedia, tra il V ed il VI secolo, all’interno dell’area del Foro Romano (adiacente al cardo di Via Mario Lupo). È inizialmente dedicata a San Vincenzo Martire. Di questo sacro luogo abbiamo importanti testimonianze rappresentate da un eccezionale organigramma pittorico-scultoreo: un pluteo (collocato tuttora nella cripta del Duomo) ed un ciclo di affreschi(1) di straordinaria fattura. Tra questi ultimi ne spicca uno estratto dalla parete ed ora conservato nel Museo Diocesano di Bergamo. Esso rappresenta le “Opere della Misericordia” (nobile confraternita ospite nel Duomo di San Vincenzo). La scena mostra un povero in ginocchio che sta per ricevere del pane da quattro Ministri. Il primo personaggio (nobile) dona del pane, il secondo (di grado inferiore) reca con se una galeda di legno (strumento utilizzato per distribuire il vino). Gli ultimi due (portatores, cioè facchini), portano un sacco, una fiasca e una croce rossa. Il carattere pittorico e l’impostazione stratigrafica ci permettono di datare l’opera alla prima metà del XIV secolo.
Nell’897, in occasione del sinodo, il Vescovo Adalberto ordina il completamento della nuova sede episcopale, luogo che andrà ad assumere un ruolo sempre più decisivo. Adalberto, infatti, è una delle figure più influenti e determinanti per la storia della Cattedrale.
Al 922 circa risale la dedicazione di una delle Cappelle alla Santissima Trinità, commissionata da Adalberto stesso. Sorgono in questi anni la Chiesa di Santa Maria (che diverrà Basilica di Santa Maria Maggiore) e la Grande Torre a difesa dagli invasori Ungari.
La sempre più crescente notorietà dell’edificio richiede una miglioria dell’assetto presbiteriale. Necessità ormai divenuta urgente, vista la partecipazione sempre più numerosa di fedeli, soprattutto in occasione di celebrazioni solenni.