Il Filarete Architetto.

Il ruolo prestigioso che San Vincenzo sta in maggior misura assumendo, necessita al più presto di una sistemazione degna di una Cattedrale. Per tale ragione l’architetto fiorentino Pietro Averlino, meglio conosciuto come Filarete, giunge a progettare il nuovo Duomo su commissione del Vescovo di Bergamo Giovanni Barozzi (nipote di Pietro Barbo, futuro Paolo II). Nel 1459 viene posta la prima pietra. Ha inizio una vicenda costruttiva che durerà per diversi decenni. Le problematiche progettuali dovute al dislivello del terreno, vengono risolte dal Filarete con ottima competenza, legando gli elementi cardini dell’architettura alla perizia acquisita nei cantieri precedenti. Il basamento segue l’andatura del terreno dando origine ad una pianta a croce latina. Tale scelta dimostra un’ideologia ben precisa secondo cui è opportuno che le chiese “debbano essere fatte in croce” (come descrive chiaramente Filarete nel suo “Trattato di Architettura”). La navata unica affiancata da tre cappelle semicircolari per parte, si innesta in un transetto poco pronunciato e rettilineo. Questa soluzione permette di sviluppare in alto una cupola a padiglione ottagonale con lanternino su alto tamburo potenziando maggiormente la percezione di altezza.

Alquanto originale e inatteso il prospetto della facciata: ricco di quella ricerca di effetti di rilievo che non tralascia al contempo una percezione pittoresca di insieme. Elementi questi decisamente nuovi rispetto alla tradizione gotica lombarda. Lo schema prevede una struttura a capanna composta da tre fasce orizzontali di cui la più alta con l’attico, quella intermedia con una fascia di nicchie contenenti statue, l’ultima in basso contenente le porte laterali con trabeazione e portale maggiore timpanato.

Prosecuzione dei lavori della fabbrica.

I lavori di San Vincenzo proseguono speditamente sotto la supervisione del Filarete, anche se con non pochi disagi da parte dei Canonici. Il 3 maggio del 1459 il Vescovo Barozzi pone la prima pietra del nuovo Duomo. Dopo otto anni di lavori (1467) si può dire realizzata la prima cappella di sinistra dedicata a Santa Caterina e a San Girolamo, ma a questo punto i lavori del cantiere si arrestano. L’allontanamento del Vescovo Barozzi (costretto a lasciare Bergamo nel 1464 a seguito della elezione alla sede patriarcale di Venezia) e la morte del Filarete (1469), sospendono i lavori per circa trenta anni. Nel 1493 si avanza la possibilità di impetrare l’indulgenza plenaria a chiunque avesse contribuito alla continuazione del cantiere, che sembra riprendere a fatica nel 1494. Le modifiche apportate al progetto filateriano e l’incendio dell’attiguo Palazzo della Ragione, portano “la celebre San Vincenzo a giacere incolta e deserta, non essendo compiuto il ristoramento delle sue rovine” (così cita la fonte del 1516 tramandataci da Marcantonio Michiel).

Vincenzo Scamozzi a Bergamo

Anche gli avvenimenti che vedono il cantiere sotto la direzione dello Scamozzi, purtroppo non possono dirsi conclusi al meglio. Dell’architetto vicentino, chiamato dal 1611 come capocantiere dopo essere stato impegnato in Palazzo Nuovo, non abbiamo testimonianze progettuali autografe. Anche perchè il cantiere si arresta ancora, sia per il cambio del vescovo, sia per la poca speranza ormai diffusa tra l’opinione pubblica di vedere conclusi i lavori. Suggerimenti apprezzabili sono rintracciabili nel Fondo di Religione dell’Archivio di Stato di Milano. Trattasi di disegni anonimi del XVII secolo relativi alla Cattedrale, dove ritroviamo riproposti alcuni caratteri dell’architettura scamozziana. Per esempio la possibilità di far avanzare la fronte verso la piazza dando un senso di continuità con il Palazzo della Ragione. Soluzione che verrà ripresa dal Fontana e diventerà punto nodale per le successive maestranze.

L'intervento di Carlo Fontana e Lorenzo Bettera.

Anno decisivo il 1689, quando viene definitivamente concessa l’intitolazione della Cattedrale a Sant’Alessandro ed i lavori di rinnovamento riprendono attivamente sotto la supervisione dell’architetto Carlo Fontana. Un apposito documento notarile del 1688 attesta che i Canonici non intendono fabbricare una nuova chiesa, ma di servirsi dell’antica e già ampia San Vincenzo. Il 16 ottobre del 1688 Carlo Fontana comincia ad elaborare i primi studi. Tuttavia il progetto del Fontana non soddisfa totalmente le aspettative, visto il tentativo di riproporzionamento della navata, nonché la predisposizione dell’altezza e la forma della cupola circolare, aspetti questi molto lontani dal progetto filateriano. Si riprendono, di conseguenza, alcune modeste rettifiche avanzate da Lorenzo Bettera che, almeno inizialmente, non stravolgono il programma del Fontana.

Nel 1693 i lavori devono dirsi conclusi se Gian Carlo Sanz risulta già attivo nella zona del coro con i suoi intarsi lignei. Il 4 novembre la Cattedrale è consacrata a S. Alessandro. Viene sancita finalmente l’unione del Capitolo.