Nel varcare la soglia del solenne portale occorre innanzitutto preparare animo e intelletto. Entrando qui si compie un cammino che va dall’ingresso all’abside, fino al momento in cui, fissati gli occhi sul tabernacolo giungiamo all’essenza di tutto. Se poi, un istante dopo, volgiamo lo sguardo alla cupola potremo contemplare un frammento di quel paradiso verso il quale Sant’Alessandro ci invita. Tutto ciò creato da un’arte che racconta, attraverso la storia dei martiri, una Chiesa viva, una preghiera incessante, una comunione piena!

La decorazione delle cappelle, tre per lato lungo la navata, svela ciò che il corso del tempo molto spesso tende a celare. Soprattutto dopo le trasformazioni che si sono susseguite nel corso degli anni fino all’Ottocento circa.

Prima Cappella di destra - San Benedetto.

Si parte dall’ingresso dove la prima cappella che incontriamo è quella in onore di San Benedetto voluta fortemente dal pontefice Benedetto XII, per aver concesso perdono alla popolazione bergamasca, dopo che questa aveva sostenuto nel 1340 l’antipapa Nicola V. La pala d’altare commissionata dal podestà Girolamo Barbarigo nel 1523, è del pittore Andrea Previtali, anche lui influenzato fortemente dalla pittura veneta. L’artista raffigura su tela “San Benedetto da Norcia” seduto sulla cattedra papale e vestito di abiti pontificali (molto probabilmente per alludere alla figura di Benedetto XII). Ai lati i Santi Bonaventura da Bagnoreggio e Ludovico da Tolosa. Nei riquadri della predella il racconto continua con la descrizione dello storico incontro tra la delegazione bergamasca e il Papa. Il dipinto si presenta come un vero e proprio manifesto politico, tradotto dall’eccezionale enfasi cromatica del Previtali. Nel 1764/1765 l’architetto Filippo Alessandri e il marmista Bartolomeo Manni eseguono la mensa d’altare e lo stilobate. Le due statue in marmo apuano dei Santi Apostoli Filippo e Simone sono opere di Luigi Pagani nel 1876.

Seconda Cappella di destra - San Carlo Borromeo.

Seconda Cappella di destra - San Carlo Borromeo.
Seconda Cappella di destra – San Carlo Borromeo.

Fino al 1610 era dedicata a San Giorgio. Viene intitolata a San Carlo Borromeo nel 1610 anno della sua canonizzazione. È di questo periodo la pala d’altare di Giovanni Paolo Cavagna, raffigurante la “Crocifissione” con Vergine, San Giovanni, accompagnati dai Santi Carlo Borromeo e Ambrogio. I due apostoli in marmo bianco sono opere postume della bottega del Sanz (1806).

Terza Cappella di destra - Santissima Trinità e San Gregorio Barbarigo.

Terza Cappella di destra - Santissima Trinità e San Gregorio Barbarigo.
Terza Cappella di destra – Santissima Trinità e San Gregorio Barbarigo.

L’esistenza, nell’antica Cattedrale, di una cappella in onore della SS. Trinità è già documentata nel X secolo. L’attuale risale al 1750 opera di Giovanni Moroni su disegno di Nicola Salvi. Nel 1762 si aggiunse la dedica al Beato Gregorio Barbarigo. Il complesso dell’altare, realizzato in giallo di Verona e verde Varallo, comprende anche l’alabastro onice. L’altare è completato dalla pala di Nicola La Piccola raffigurante “San Carlo Borromeo e Gregorio Barbarigo in adorazione della Santissima Trinità”. Le statue in marmo degli apostoli Giacomo minore e maggiore, sono di Sante e Gelpino Caligari (1783). Il paliotto dell’altare con rilievi in bronzo di Antonio Arrighi, protegge reliquie qui pervenute dalla chiesa demolita di San Cassiano.

Prima Cappella di sinistra - Santa Caterina d'Alessandria e San Girolamo.

Prima Cappella di sinistra - Santa Caterina d'Alessandria e San Girolamo.
Prima Cappella di sinistra – Santa Caterina d’Alessandria e San Girolamo.

La struttura attuale dell’altare in rosso di Ardesio e Occhialino, risale al 1756 su disegno di Filippo Alessandri e opera di Bartolomeo Manni. Di più remota fattura è la pala in olio su tela raffigurante la “Vergine con Bambino in gloria con i Santi Caterina e Gerolamo” recanti i loro attributi. Giovanni Battista Moroni si impegna a realizzare il dipinto nel 1576 in sostituzione di un’icona situata in loco e ritenuta inadeguata. Le statue di marmo di Carrara dei Santi Tommaso e Bartolomeo sono di Francesco Barzaghi del 1875.

Seconda Cappella di sinistra - Del Crocifisso.

Seconda Cappella di sinistra - Del Crocifisso.
Seconda Cappella di sinistra – Del Crocifisso.

Già durante gli anni della canonica di San Vincenzo questa cappella esisteva con il nome di San Giovanni Battista. La decorazione cinque-seicentesca prevedeva un polittico in ancona di legno dorato raffigurante “San Giovanni Battista” al centro, affiancato dalla Vergine e da San Giuseppe; in alto due pannelli sull’Annunciazione; sul fastigio l’arme del Muzio. Giovanni Moroni realizza la struttura dell’altare, mentre Costantino Gallizioli e Bartolomeo Manni operano all’intero impianto nel 1753. Il materiale impiegato è giallo di Verona e mediceo di Seravezza. Le due statue in marmo bianco di Carrara dei Santi Pietro e Paolo sono opera di Gelpino Caligari.

L’intitolazione al Crocifisso è dovuta per la presenza del famoso “Crocifisso di Rosate”, dal 1810 in Cattedrale. Nei confronti di questa croce c’è una devozione molto forte per via di eventi verificatisi sin dalla sua apparizione, avvenuta tra il 1509 e il 1512, nel monastero di Rosate(1).
Nel 1932 una preziosa cornice in argento arricchisce la composizione. La venerazione che ha accompagnato il Crocifisso nei secoli, permane ancora oggi, tanto che viene portato in processione nelle occasioni più speciali. La consacrazione della Cappella avviene il 13 settembre 1866 per mano del Vescovo Benaglio. È uno spazio che si rivela monumentale, voluto fortemente dall’arciprete Pietro Rusca. La pianta a croce greca e l’ampia apertura circolare della cupola offrono un ampio scenario decorativo composto da stucchi dorati e affreschi. Antonio Guadagnini (1862) vi interviene per le pitture murali della volta, mentre la ricca decorazione plastica delle pareti è diligentemente composta da Luigi Pagani nel 1866.

Parte di una poesia francese sul Crocefisso.
Parte di una poesia francese sul Crocefisso.

Nella tazza e nella semitazza si prolungano i brani della “Missione redentrice del Cristo” ed “Episodi biblici”; nel catino absidale la “Deposizione” e “l’invenzione della Croce” sopra l’arco d’ingresso; nei pennacchi e nell’imbotte degli archi gli “Apostoli” e gli “Evangelisti”. Il messaggio evangelico ha seguito presso l’altare con le statue neoclassiche in marmo opera di Innocenzo Fraccaroli (1806) e la “Via Crucis” in stucco sempre del Pagani lungo le pareti. A completare la splendida composizione della Cappella le figure degli angeli recanti i simboli della Passione.

S. Crocefisso di Rosate.
S. Crocefisso di Rosate.

All’ingresso del vano è presente, dal 1989, una eccezionale scultura contemporanea in bronzo di Giacomo Manzù del 1946. L’opera è unica per l’enfasi, la forza interiore, la densa spiritualità che scaturisce dal personaggio. Manzù riesce ad esternare, attraverso la resa del modellato e lo studio iconografico, una formidabile carica espressiva.

Terza Cappella di sinistra - Santi Pietro e Paolo.

Di fronte alla Cappella della Santissima Trinità, si dispone quella dei Santi Pietro e Paolo, il cui altare è realizzato anch’esso su disegno di Nicola Salvi.

 

Pala d'altare Santi Pietro e Paolo.
Pala d’altare Santi Pietro e Paolo.

Solo al 1793 risulta la dedicazione ai due Apostoli, molto probabilmente a causa delle vicende in seno al cantiere. Suggestiva e ricca di simbolismo è la pala raffigurante “San Pietro e Paolo” mentre affidano a San Barnaba l’evangelizzazione a Bergamo alla presenza della Madonna (forse simboleggiante la Chiesa che è Madre). Chiudono la sacralità della scena le personificazioni della Fede e in alto la Santissima Trinità. Le statue in marmo di Carrara degli Apostoli “Giovanni Evangelista” e “Giuda Taddeo” sono plasmate dalle mani esperte dell’artista Giovanni Sanz. Nei pressi della Cappella ci si immette in un vestibolo che consente l’accesso alla Canonica. Qui è collocato un dipinto bizantino, in olio su tela molto venerato, detto “Madonna dei Canonici”. La tradizione lo dice proveniente dall’antica chiesetta di Santa Maria del Chiostro che si trovava sotto gli archivi della Cattedrale nel XVI secolo.

(1) Uno dei miracoli più famosi legati alla scultura lignea e raccontati dalla tradizione è quello accaduto ad una suora, la quale pregando davanti al Crocifisso, ebbe una risposta: la mano sinistra si staccò dalla croce e abbracciò la suora. Da allora, si decise che la mano non venisse più rinchiodata ma ancora oggi ha un nastro che la tiene fissa al legno.